“Il pittore di ventagli” di Hubert Haddad

Ciao a tutti, sono Laura. Oggi recensisco un libro che è arrivato tra le mie mani in un modo abbastanza insolito: lo ha comprato Elena, incuriosita, vedendolo a un mercatino dell’usato ad un prezzo bassissimo. Le ho detto che mi avrebbe fatto piacere leggerlo e subito sono stata esaudita.



“Il pittore di ventagli” di Hubert Haddad è un romanzo che intreccia poesia, arte e cultura in un modo davvero affascinante.
La storia ruota attorno a Matabei Reien, un pittore giapponese del periodo Edo, che si rifugia nella decorazione di ventagli per affrontare le sue emozioni negative.
La trama è arricchita da una serie di personaggi secondari ben caratterizzati, che contribuiscono a creare un quadro completo e affascinante della società giapponese del tempo.
Matabei è un personaggio complesso e profondamente umano, un artista che cerca di trovare pace. La sua storia è un viaggio interiore che porta a riflettere sulla fragilità della vita e sulla potenza dell’arte come mezzo di espressione e guarigione.

Haddad ha una straordinaria capacità nel catturare l’essenza dell’arte giapponese: le descrizioni delle tecniche pittoriche e dei motivi ricorrenti sono precise e delicate, l’immersione nella cultura orientale è completa. È dettagliato e lento, caratteristiche tipiche dei romanzi giapponesi.

Non so valutare se questo sia un aspetto positivo o negativo: mentre leggevo, non mi sono sentita appesantita da tutta la dovizia di particolari (quindi positivo), ma ripensandoci, forse alcune parti avrebbero retto anche senza tutta questa minuziosità.

Consiglio la lettura a chi ama i romanzi che richiedono una lettura attenta e meditativa, ma che ricompensano con una profondità rara. Lo sconsiglio, invece, a chi cerca un romanzo che incalzi e tenga incollati alle pagine dall’inizio alla fine, questo è lento e riflessivo.

Sono curiosa di conoscere le vostre impressioni, aspetto i vostri commenti.

Laura

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