Teresa era una ragazza genovese, vispa e allegra, che abitava a Prà. Il padre lavorava in fabbrica, mentre la madre aiutava i contadini a raccogliere le verdure da vendere al mercato.
Figlia unica, cosa rara per l’epoca, passava le sue giornate a cucire e ricamare. Aveva trasformato questa sua passione in un lavoro a tempo pieno che le fruttava qualche spicciolo per aiutare i genitori a pagare l’affitto.
Era una vera fortuna, molte sue coetanee facevano fatica a racimolare qualche soldo e, molto spesso, erano costrette a saltare i pasti.
Arrivò la guerra, il secondo conflitto mondiale, e con essa la povertà assoluta e la paura.
Giuseppe, il padre di Teresa, fu costretto a lasciare il lavoro e a partire per la guerra con dolore della figlia e di Emilia, la moglie. Non fece mai più ritorno a casa.
Emilia passava le sue giornate alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto. Teresa, seppur distrutta dal dolore di non poter mai più riabbracciare il suo adorato padre, sapeva che avrebbe dovuto farsi forza e cercare di tirare avanti.
«Madre! Fatevi coraggio!» ripeteva la figlia ogni giorno.
Emilia, purtroppo, si stava lentamente ammalando.
Il lavoro con la guerra diminuì, poiché a nessuno avanzava uno spicciolo per far ricucire i giubbini.
Ogni tanto a Teresa capitava fra le mani la divisa di qualche soldato che aveva bisogno di alcuni lavoretti, perciò la ragazza si armava di ago e filo rifinendo il tutto con la sua macchina da cucire.
Una sera Teresa stava tornando verso casa; era andata a consegnare dei lavori appena ultimati alle famiglie che glieli avevano commissionati.
La ragazza non si era accorta di quanto fosse tardi, il buio le stava velocemente calando addosso.
Teresa alzò lo sguardo al cielo osservando le prime stelle che brillavano, preannunciando l’arrivo della notte.
Sospirò e accelerò il passo mentre le scarpe consumate provocavano dolore ai piedi stanchi e provati.
Scese per il sentiero in terra battuta, illuminato soltanto dalla luna, prestando bene attenzione: se qualche guardia l’avesse vista sarebbe finita di certo in grossi guai.
D’un tratto udì delle risate e un vociare strano e sconnesso.
Man mano che la ragazza si avvicinava, le urla si fecero più chiare, ma Teresa continuò a non comprendere le parole: si trattava di soldati tedeschi.
Si fermò pietrificata dalla paura e, nascosta fra alcuni cespugli, decise di studiare meglio la situazione.
Un gruppo di soldati stava di fronte alla locanda della Marietta e a stento gli uomini si reggevano sulle gambe. Ridevano a crepapelle raccontandosi chissà quali aneddoti in tedesco. Teresa capì che, oltre ad essersi riempiti le pance, avevano svuotato parecchi fiaschi di vino: erano ubriachi.
Decise che sarebbe stato meglio se fosse rimasta ferma immobile lì dove si trovava, senza emettere il minimo rumore. Si coprì perfino la bocca con le mani per trattenere il respiro affannato. Si maledisse per aver tardato così tanto, chissà quanto le ci sarebbe voluto per togliersi da quella situazione.
CONTINUA…
“La storia di Teresa” (seconda parte) di Elena Canepa e Laura Canepa
La storia di Teresa: Copyright © Elena Canepa e Laura Canepa – Tutti i diritti riservati
Storia bellissima ed emozionante,non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo! 😀 posso pubblicarla su Masticadores Italia? 🙏
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Certo… e grazie mille!😊
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Grazie infinite!!! 😘🤗
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Un’altra storia di guerra? Ormai ci stiamo specializzando… e con ottimi risultati!
Attendo anch’io il seguito… 🙂
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Grazie!😊😊
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Molto bella, scritta a quattro mani?
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Grazie!😊 Sì, a quattro mani… scriviamo quasi sempre i racconti insieme😄
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e brave anche per il genere
io sono più fantasy, non avrei nemmeno le conoscenze adatte per un racconto storico
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Non si sa mai, noi ci siamo cimentate in tanti generi come allenamento…😄
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Buon giorno ragazze
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Ciao, buona giornata!
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