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“La fuga di Natale” (prima parte) di Elena Canepa e Laura Canepa
“La fuga di Natale” (seconda parte) di Elena Canepa e Laura Canepa
Era Gerard che portava un grosso pentolone. Il contenuto era una poltiglia scura che emanava un odore per niente invitante. L’uomo si avvicinò alle gabbie e con un grosso mestolo cominciò a distribuire il contenuto a tutti gli animali.
Pepe guardò sconsolato la melma sul fondo della sua gabbia, ricordando con tristezza la bella ciotola che condivideva con i fratellini. Mangiare quella roba era impossibile.
Così come era arrivato, Gerard se ne andò e tutti gli animali cominciarono a lamentarsi del disgustoso pasto, ma loro malgrado si misero a mangiare.
D’un tratto Pepe parlò: «Fermi! Ho un’idea: dobbiamo far intasare quel canale!». Gli animali erano attentissimi mentre Pepe spiegava: «Amici miei, dovranno pur pulire in qualche modo questo posto. Alla mia fattoria usavano molta acqua che poi scivolava via per il canale di scolo».
«Essssatto!» disse Snake «Qui ussssano quel tubo dell’acqua e bagnano tutto, poi con la ssscopa la ssspingono verso il canale».
«Bene! Quindi, se noi buttiamo a terra questa schifezza, saranno costretti a toglierla. Questa roba è talmente collosa che intaserà lo scarico e dovranno liberarlo! Sfrutteremo questo per scappare».
I compagni erano d’accordo ed iniziarono a spingere attraverso le sbarre la melma maleodorante. Ben, per sporcare tutto, lanciava il suo pasto contro il mobilio. Dopo un po’, gli animali, guardarono soddisfatti il loro disastro: i due aguzzini avrebbero avuto un bel da fare.
Il mattino seguente fu Clarisse a scendere le scale; appena vide quel macello iniziò a strillare e Gerard arrivò di corsa. Inveirono entrambi contro i prigionieri, ma alla fine furono costretti a rimboccarsi le maniche.
Come previsto, i due usarono un tubo per gettare acqua ovunque. La melma scompariva velocemente oltre il muro, ma piano piano iniziò a rallentare finché non si fermo del tutto. «É otturato!» disse sottovoce Larry non nascondendo la sua felicità. Dopo poco, quando l’acqua ricoprì interamente il pavimento, anche Gerard e Clarisse si accorsero dell’ingorgo. «Ecco, adesso mi tocca risolvere anche questa» si lamentò l’uomo: «andrò fuori e toglierò la rete protettiva. Quando avremo finito di pulire, la rimetterò a posto».
«Fai in fretta, quei secchioni invasati armati di provette arriveranno tra poco» disse Clarisse.
A quelle parole gli animali iniziarono a tremare.
«Adesso o mai più» pensò Pepe.
Nonostante gli addobbi natalizi e le lucine che la circondavano, Laika era molto triste. I tipi che le avevano portato via Pepe non le erano sembrati per niente affidabili. Tutti i suoi piccoli erano finiti in belle famigliole felici. Pepe, invece, non era stato così fortunato.
«Dai Laika, alzati! Andiamo a fare un salto in paese, ti aiuterà a distrarti» disse il contadino alla cagnolina «so che sei molto in pensiero per il piccolo Pepe, anche a me quella stramba famiglia non andava molto a genio, ma vedrai, quel diavoletto saprà farsi rispettare e tutto andrà per il meglio!» e la accarezzò dandole un buffetto.
Laika sentì una piccola speranza dentro di sé, ma in cuor suo continuava a domandarsi: «Chissà cosa starà facendo il mio cucciolo».
Quando Clarisse e Gerard se ne andarono, Pepe parlò ai compagni spronandoli a procedere con il piano: «Il tempo stringe, amici. Dobbiamo muoverci alla svelta!». Kiri non se lo fece ripetere due volte e si mise all’opera. Dopo qualche minuto di intenso lavoro, la porticina scattò e il pappagallo volò libero per la stanza colmo di gioia.
Passò qualche minuto e tutti gli animali furono liberi. Ben, come progettato, prese la brocca e Mooney, visibilmente sollevato, vi saltò dentro: «Non avrai pensato che ti lasciassimo qui, vero?» disse scherzando la scimmia.
Il primo ad entrare nel canale di scolo fu Snake ma, prima che gli altri potessero seguirlo, tornò indietro sconsolato: «Hanno rimessssso la griglia! Di qui non sssi passsssa!». Gli animali iniziarono ad agitarsi pensando che per loro non ci fosse più scampo.
Pepe, ormai divenuto il capo nonostante la sua giovane età, prese la parola: «É quasi fatta, non possiamo arrenderci adesso. Dobbiamo tentarle tutte, usciamo dalla porta e quando saremo al piano di sopra troveremo una via di fuga».
Nessuno lo contraddisse, ma nutrivano ben poche speranze in quel piano improvvisato.
Viste le titubanze dei compagni, Pepe iniziò a salire le scale e dopo poco anche gli altri presero coraggio e lo seguirono.
Piano piano sbirciarono al di là della porta: tutto era deserto.
Kiri volò oltre la soglia e gli altri lo seguirono, ma dopo un attimo sentirono gli strilli di Melissa: erano stati scoperti.
«Mammaaaaaa! Paaaaaapààààà! Correte qui! Gli animali sono scappati!».
In preda al panico gli amici corsero in un’altra stanza, seguiti dalla perfida bambina. Snake, strisciandole tra i piedi, la fece inciampare; nel frattempo, però, erano arrivati gli adulti che con due bastoni cercarono di colpire gli animali.
Pepe, scappando in giro per la stanza, notò un telefono e urlò al pappagallo: «Kiri! Chiama i soccorsi con quel telefono laggiù! Gli umani ti capiscono quando parli, di’ loro che vengano qui a salvarci!». Kiri volò fino alla cornetta e, dopo aver pigiato il pulsante delle emergenze, attese che qualcuno rispondesse. Si schiarì la voce più che poté e urlò: «Aiuto! Aiuto! Ci sono dei pazzi che fanno esperimenti sugli animali! Correte! Correte!» e buttò giù.
Durante la telefonata tutti gli animali si erano impegnati al massimo perché Kiri non venisse interrotto: Ben aveva aperto uno sportello pieno di bicchieri per lanciarli contro gli aguzzini. Larry rideva rovesciando il secchio della spazzatura addosso a Melissa. Snake difendeva a colpi di coda il povero Mooney dentro la brocca.
Pepe cercava di addentare le caviglie di Clarisse che era la più agguerrita: stava per bastonare Larry. Improvvisamente il cagnolino si fermò: dalla finestra vide delle persone sul vialetto, ma non erano i poliziotti venuti a salvarli. Avvertì subito gli amici: «Scappiamo, presto! Arrivano gli scienziati!». Tutti gli animali smisero di colpire gli aguzzini e seguirono Pepe sul retro della casa.
CONTINUA…
“La fuga di Natale” (quarta ed ultima parte) di Elena Canepa e Laura Canepa
La fuga di Natale: Copyright © Elena Canepa e Laura Canepa – Tutti i diritti riservati
Letto le tre parti del racconto, devo dire molto “fantastico” e di fa apprezzare anche per la storia. Bella l’idea della parlata sibilata del serpente, ma forse il pesce è un ingombro eccessivo. Nel complesso storia bella e aspetto la quarta parte. Brave. 👏😉
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Grazie mille😊 allora a presto per la quarta ed ultima parte😉
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Davvero molto molto bello il racconto 👏👏.
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Grazie mille, gentilissima!!!
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Di nulla😀 buon week end
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Buon weekend anche a te!😄
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Bravissime
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Grazie mille😊
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Se mi avete lasciato un segno, in un blog così defilato come il mio, ritengo lo abbiate fatto per farvi leggere: è fisiologico.
Quindi io ho letto qui il vostro racconto fino a questa puntata e, secondo il mio costume, devo dirvi sinceramente il mio parere nella speranza che non venga equivocato e non dia adito a inutili discussioni. L’idea è buona, a metà strada fra il fantastico e un reale crudo e violento: una fiaba moderna. Pensavo a una sintassi più precisa nel descrivere le situazioni…Come dire…Una scrittura più adeguata alle atmosfere ( soprattutto quelle del laboratorio-prigione) e alle dinamiche veloci delega azioni. Capisco che è difficile spiegarmi ma la scrittura è sospesa tra una sintassi antica senza giungere ad una nuova e moderna. Se non si risolve la questione il racconto resta una favoletta (a lieto fine? ) Mentre viste le premesse potrebbe essere molto di più.
Grazie comunque per il vostro passaggio da me, è un fatto così raro.
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Questo racconto era indirizzato ad un pubblico di ogni età, perciò non ci sembrava giusto svilupparlo in modo troppo “crudo”. Grazie comunque del commento. Se siamo passate da te non era stato, in ogni caso, per farci leggere. Diamo sempre un’occhiata a cosa scrivono gli altri qui.
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